Le poesie - elio aste

Autore sardo per eccellenza, Elio Aste trova ispirazione nelle sue numerose escursioni alla scoperta della Sardegna e dai rapporti con la popolazione che vi abitano. Con sapienza ha saputo tradurla in splendide poesie. Di seguito le sue ultime bellissime creazioni letterarie.

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1977 - 1978

ADDIO GIOGAIE E SALTI LONTANI
(CANTO D’UN EMIGRANTE)

Da questa nave che gia' solca il mare ti vedo scomparir, Sardegna mia. E’ sera. Palpitan tenui nell’incerta foschia lungo la costa le natie lampare.

Quanta tristezza e quanta pena ha il cuore! La miseria mi spinse: son emigrante… Impresso ho nel pensier l’ingrato istante Dell’addio ai miei cari, i lor pianto e dolore.

Addio anche a voi, giogaie e salti lontani, nel cui eremo bruciai la mia infanzia spensierata, sinche', sempre servo pastor, capii la disperata mia solitudine, vissuta per le altrui pecore e cani.

Percio' io parto, dura e sterpigna terra! Forse un dì tornero', assetato, alle tue fonti, a ritrovar, errante ancor pei monti, l’ermo mio ovil, sperduto nella silente “serra”(1)

(1). Vasta campagna, incolta ed aperta, ricoperta da macchia mediterranea e da sparsa vegetazione d’alto fusto, ove pasturano greggi ed armenti.


Autore Elio Aste

1990 - 1991

AMARE GLI ALTRI

E’ un pesante macigno amare gli altri, quando con pena t’accorgi che non fra uomini sei, ma fra aridi sassi.

Son troppi ormai coloro che han perso lo spirito divino: cuori induriti dall’alterigia, cuori pietrificati dall’egoismo.

Eppure il buon Dio, come a tutti gli umani, alito' nel lor petto un’anima pura ed eterna, che hanno infine gettata entro il pozzo dell’indifferenza o immolata sull’altare della malizia.

E’ un pesante macigno amare gli altri quando con pena t’accorgi che il tuo sorriso, aperto a raddolcire un cuore, è stato irriso e frainteso e che la mano che hai teso è stata offesa dal morso dell’ingratitudine o dalla sferza dell’incomprensione.

Ma allorche' pensi, con pietà e tristezza, che questi infelici dall’anima morta son comunque fratelli, ti torna improvviso il vigore.

Sollevi così quel macigno per ritrovarvi sotto, sempre intatta, la volonta' che ti conduce, nonostante tutto, ad amare gli altri ancora.

Autore Elio Aste

1978 - 1979

CUORE DI SUPRAMONTE
(AI PASTORI DEL GRANDE ALTOPIANO)

E’ l’ora, giovin pastor del Supramonte di radunar dagli impervi dirupi nella sera il gregge tuo alla consueta fonte: l’oscuro ciel già minaccia bufera!

Fremono al vento le fitte selve e gli elci paion giganti percossi. Bubbola un tuono lontano. Ovunque è un inquieto stormir; le felci son prostate da un sottile respiro d’uragano.

Anche il cuor tuo, o pastor, bubbola e freme. Avvolge il tuo mantello il corpo e i tuoi pensieri che ti riportan alla lontana amata, così che l’animo geme all’anelata vision dei suoi miti occhi neri…

“O tenero asfodel, volar io potessi! – grida il suo cuore – non son io veloce sparviero, ma che almen il pensier mio giunga al tuo seno come un ardente messaggio d’amore… Che tu possa sentire sulle labbra, come carezza, tutto il mio desio!”.

L’errante gregge, ormai raccolto, rifa' compatto l’abituale cammino verso il recinto romito. Dentro un mantello è il fuoco, fuori è il gelo. La bufera ormai infuria, ma l’ovile e' vicino. Scende intanto il buio sui monti, a poco a poco…

Autore Elio Aste

1992 - 1993

GINEPRO FERITO

Ginepro solitario, ginepro antico, ti ferì la folgore la', sull’arcana vetta del Corrasi(1) in una notte di selvaggia bufera.

Se non t’inaridì la roccia avara e il tempo non riusci' a sfoltirti, ci riusci' alfin quel turbinar di cielo.

Eppur su quella rupe chiara, vertiginosa, arida ed ostile, tu resisti, ancor ritto ed ancor vivo, anche se in parte spoglio ed annerito.

Ma allorche' giunge il torrido meriggio la severa montagna natia, come madre amorevole e pietosa che vuol lenire le ferite d’un figlio, alita alfin fra i tuoi strinati rami.

Cosi' il suo fresco e vital soffio t’avvolge, delicato e leggero come una carezza, flagrante di timo, soffuso di mistero!

(1). Massiccio calcareo-dolomitico, situato nel Supramonte di Oliena (NU), che s’erge nella parte centro-orientale della Sardegna.


Autore Elio Aste

1976 - 1977

OMBRA SPERDUTA
(IN MEMORIA D’UNA SEQUESTRATA)

Che vai cercando, ombra sperduta e stanca per erte rupi e fra gli oscuri boschi? Quali segreti fini, quali foschi ricordi tu vai inseguendo? Cosa alfin ti manca?

“Giunse per me – ella rispose – un funesto giorno. Mi strapparon mani artigliose d’improvviso verso l’ignoto. Quante lacrime amare sul mio viso e nel cuor il presagio d’un incerto ritorno!

Da allor son anni ormai che vago per meandri e per selve, giu' nel fondo di orride forre, ove il vento s’incanala e corre a carezzar i vermigli oleandri…

Io sto cercando la perduta pace: voglio una tomba alle mortal mie spoglie in terra consacrata, la' ove foglie e petali di rose appaghin l’anima mia, che sol così si tace”.

Autore Elio Aste

1980 - 1981

TRANSUMANZA

Di gia' il ciel sull’orizzonte s’indora. Discendon greggi belanti con gli irsuti pastori dagli oscuri monti. Giunta e' infatti l’ora degli addii. Cupi sono i pensier, tristi i cuori,

seppur adusi a bufere e a distacchi! Da Aritzo e da Belvi', da Desulo e Talana seguon, nel lor fatale andare, fra gelidi bivacchi l’esile traccia, assai antica e arcana,

che per macchie e per coltivi discende ai Campidani, la' verso le verdi piane e quell’argenteo mare, cosi' diversi dai lor natii, aspri altopiani, ove madri e trepidanti spose accanto a un focolare

attendono, pazienti, una lontana primavera… Ma giungera' alfin, o pastor, tiepido un giorno e sboccera' la fiorita del cisto, finche' una sera s’aprira' il cuor tuo cantando all’anelata gioia del ritorno…

Autore Elio Aste

1973 - 1974

VENTO DI GORROPU

Come immane fendente di un gigante tu m’appari, o Gorròpu (1): forra profonda, ferita immensa della terra: mia amata terra segreta!

Innanzi a te quasi scompaio, eppur m’inoltro fra le tue braccia selvagge, come un ansioso amante che rincorra una promessa…

Or con timore, or con coraggio son piu' che mai solo ad ascoltare il vento: voci di selva, voci di rupi allucinanti e cave come mostruose bocche spalancate.

All’inquieto turbinar dell’aria anche i picchi rocciosi ormai cantano… Ma son canti o lamenti?

Son forse versi d’uccelli di rapina, fors’anche urla d’anime d’uccisi ad invocar vendetta entro gli abissi profondi del tuo letto!

(1). E’ considerata come l’orrido più selvaggio ed imponente d’Europa. Si tratta d’una gola maestosa che si sviluppa fra i Supramonti di Dorgali, di Urzulei ed Orgosolo, formatasi a seguito del plurimillenario scorrere delle acque del Rio Fluminèddu, che ha eroso tortusamente e profondamente immense bancate di roccia calcarea. In alcuni tratti si presenta con pareti assai alte, aggettanti e ravvicinate. Immense falesie calcaree vi strapiombano per oltre 500 metri. Picchi e rocce dalle forme più strane spesso la dominano, conferendole un’atmosfera quasi surreale, satura di suggestione e di mistero. Il poeta è stato fra i primi ad percorrerne tutto il suo sviluppo: ciò richiede l’attraversamento con un canotto da speleologo di uno straordinario lago ipogeo, illuminato da oblò naturali, nonché di alcuni difficili passaggi con tecnica alpinistica.


Autore Elio Aste

1989 - 1990

CACCIATORE NELLA SERA

O cacciator poeta, figlio del vento, che riguardi i colori alla brughiera ed ammiri il tramonto nella sera ed ascolti i sonagli dell’armento,

t’inebria, ormai nel vespro, i sensi e il cuore l’aspro odor del mentastro e del lentischio. Scoppia improvviso del merlo il garrul fischio dalla vicina macchia di già in fiore.

Sei solo e pensi: "primavera e' nell’aria e sulla terra… Chiudera' diman la stagione delle cacce; voleranno tranquille, alfin, starne e beccacce la' sui crinali della boscosa "serra" (1)

Io vi saluto, o monti di Barbagia, ove ancor erran le greggi a pascol brado. E pure te saluto, o rio, ove il tuo guado io ben conosco. Arrivederci, terra amata e selvaggia!

(1). Vasta campagna, incolta ed aperta, disseminata di alberi d’alto fusto (generalmente lecci o querce), ove pasturono le greggi o gli armenti.


Autore Elio Aste

1985 - 1986

VORAGINE DEL GOLGO

In antico ti chiamarono "tomba" (1) , o tetro abisso: tomba dei padri, ormai cadenti e anziani, pronti a finir nel tuo profondo, sotto gli arcani riti del mortal "riso sardonico"(2). Risuona or fisso

l’eco d’un canto tribale. Del sole e' gia' sceso il carro dietro una chiara giogaia di monti. Ardon le fiaccole. Cala il silenzio: tutti son pronti allo spietato rito per risparmiare il prezioso farro

della comunita'. Ecco, il gruppo degli anziani s’avvicina al bordo dell’abisso. Beve ciascun con tristezza da una ciotola il succo, che da ebbrezza e coraggio per superar della vita l’ultima china.

Un vegliardo, con una lunga barba bianca e dai fluenti e candidi capelli, parla con voce ferma e dice: "o fratelli, o figli, se nella vita tutto ormai ti stanca

conviene andare. Lasciar il posto tuo, quando vien l’ora, ai giovani ed ai forti per incontrar la morte! Questo e' di noi vecchi il destin, questa e' la sorte che dobbiamo seguir, seppur il nostro cuor dolora!"

Alza le scarne braccia a salutar la folla. E ride forte. Quindi, senza esitar, balza entro il cratere orrido e nero. Risuona a lungo quel riso nell’oscuro mistero dell’abisso. Infin l’eco si spegne a suggellar la morte…

(1). La voragine, caratterizzata da un unico salto di 295 metri, è considerata la più profonda della Sardegna. Si trova sull’altopiano del Gòlgo, nel Supramonte di Baunei (NU). Alla gente del luogo è nota come S’Isterru , ovvero come Sa Tumba ‘e Gòrgo, giacchè dell’abisso si tramandano paurose leggende di sacrifici umani, che raccontano di crudeli ed ataviche usanze, atte ad alleggerire il peso comunitario della tribù dai vecchi, dagli invalidi e dai malati incurabili, considerati come un insostenibile fardello da quelle microsocietà, costantemente condizionate dal bisogno quotidiano e, talvolta, da esigenze di sopravvivenza, dovute a carestie. Di questa profondissima voragine l’Autore fa menzione nel suo volume Sardegna Selvaggia (Edizioni S.A.G.E.P. – Genova 1982 - Edizioni della Torre – Cagliari 1985).
(2). Il riso sardonico era dovuto probabilmente all’effetto tossico del succo d’una pianticella, l’euforbia dendroide, diffusa in Sardegna, la cui azione si ritiene faccia contrarre nell’uomo i muscoli facciali in una sorta di ghigno, simile ad un truce sorriso, seguito da convulsioni e da un riso nervoso. Quindi subentra un forte stordimento e, infine, la morte.


Autore Elio Aste

1985 - 1986

DIETRO UN ECO O UN RICHIAMO

Son tante, ormai, le albe ed i tramonti
d’un lungo e impervio mio fatal andare
dietro un eco o un richiamo…
Ho camminato col vento su rocciaie infocate
e negli arcani labirinti della foresta.
Ho udito il sommesso stormir delle foglie,
il gioioso canto degli uccelli
come un saluto al sole,
e quello triste d’un pastor,
errante senza speranza.
Ma tutto questo, o Natura, e' la tua voce…

Autore Elio Aste

Bibliografia

Di seguito tutta la bibliografia di Elio Aste. 5 fantastiche guide alla scoperta della Sardegna, quella vera.

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Un grande libro, molto imitato ma mai eguagliato, che ha il merito di avere aperto nel giugno del 1982 un nuovo genere di letteratura naturalistica ed ecologica, sensibilizzando generazioni di giovani alle tematiche dell’amore e del rispetto per l’ambiente. La natura, il paesaggio, le memorie del passato, i labili ed antichi segni dell’uomo, gli infiniti segni del tempo sono descritti con una prosa semplice ed efficace, che a tratti si eleva a forma di poesia.

Una guida d’eccezione, firmata da uno dei più noti e profondi conoscitori della Sardegna, percorsa nelle regioni descritte "palmo a palmo". I grafici e le stupende fotografie dello stesso Autore arricchiscono e completano il volume.

Questo volume è l’affascinante diario che Elio Aste ha scritto nel percorrere una Sardegna selvaggia ed inedita, alla scoperta delle antiche tracce dell’uomo: labili piste che si perdono sovente entro territori incontaminati e di difficile attraversamento. L’Autore coordina e collauda così, in prima persona, itinerari totalmente immersi nella natura più integra e stupenda, ma quasi sempre ostile, visitata successivamente da centinaia di appassionati, spinti dalle sue descrizioni e dalle sue immagini.

Un’esperienza meravigliosa, che ha però un suo prezzo: questo pezzo di mondo, intatto come nel giorno della creazione, bisogna girarlo a piedi, un passo dietro l’altro.

Lunga e ricchissima l’esperienza umana e culturale vissuta dall’autore a contatto con una natura fra le più isolate ed intatte d’Europa: i Supramonti di Sardegna. Tutti i dati e le informazioni sono conseguenti ad una lunga e paziente verifica e conoscenza, maturate sul campo da Elio Aste, fra i più esperti trekkers sardi e conosciuto scrittore ambientalista.

Le stupende quanto inedite immagini fotografiche, riprese dallo stesso autore-protagonista, costituiscono il miglior viatico per accostare il lettore alla scoperta d’un mondo straordinario e primitivo, che giorno dopo giorno tende tuttavia a scomparire assieme ai suoi intrinseci ed insostituibili valori naturalistici, scientifici e culturali di significato universale. Questo libro vuol essere dunque anche un invito a difenderne l’intatta, originaria bellezza.

Questo documentato saggio monografico, che studia attentamente il Monte Tiscali ed i resti del suo assai antico villaggio, ha il merito di colmare uno dei sentiti vuoti storici sul passato remoto della Sardegna. Antecedentemente a questa pubblicazione non è mai stato condotto alcun studio approfondito, completo ed aggiornato di quel luogo, così straordinario per la sua ubicazione e la sua conformazione, ma soprattutto per il suo passato, dal quale emergono profondi significati culturali, antropologici ed archeologici.

A tale proposito Elio Aste ha saputo aggiungere elementi nuovi, talvolta inediti, frutto d’una difficile ricerca, spesso lunga e faticosa. L’archeologia richiede un linguaggio specialistico, spesso respingente ed ostico al comune lettore. Col suo inconfondibile stile coinvolgente, da vero scrittore e descrittore, Elio Aste usa invece una forma di comunicazione piana e colloquiale che, assieme alle bellissime immagini, riesce a stimolare l’interesse di chi legge sino all’ultima riga del suo avvincente lavoro. Conclude la monografia una stupenda ode ai Tiscalesi, gli indomiti abitanti di quel sito affascinante e misterioso.

Lo scrittore con le sue escursioni accompagna passo dopo passo il lettore nel cuore selvaggio della Sardegna, percorrendo vallate, gole e montagne (un tempo regno di pastori-eremiti, di bracconieri e di banditi), ove la grandiosità ed integrità dell’ambiente naturale suscita indelebili emo-zioni; ovvero lo introduce entro grotte, sature di una magica e fiabesca atmosfera, spesso frequentate dall’uomo sin dai tempi più remoti.

Questo libro propone ed invoglia, dunque, a vivere con esperienza diretta luoghi straordinari, pieni di un conturbante ed avvincente fascino, ricalcando in una sorta d’avventura degli inediti itinerari, creati, percorsi e collaudati dallo stesso Autore, uno dei più esperti in questo genere d’esperienza naturalistica e sportiva.

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